Vedo più forte e vicina la speranza
La scelta di entrare a far parte di questo programma è stata dovuta dalla situazione in cui mi sono messo; sono stato dipendente da sostanze stupefacenti per circa 4 anni, ma in peggior modo negli ultimi 2, dove usavo eroina giornalmente. Ero in una bruttissima situazione, non riuscivo più a fare niente senza usare la sostanza, mi ero allontanato da tutto e da tutti gli amici, i familiari, diciamo da quello che è una vita normale.
Più volte, sia da solo, sia con l’aiuto della mia famiglia, avevo provato a smettere, ma i risultati sono stati sempre negativi, più si andava avanti e peggiore era la situazione in cui mi trovavo.
È stata questa fase che ha maturato in me la scelta di chiedere aiuto dove pensavo potessi avere qualcosa di più concreto.
Dopo vari colloqui sono entrato in accoglienza; onestamente penso che per me sia stata la fase più dura, il distacco netto dalla sostanza mi ha veramente disarmato, le voglie intense di riandarmi a fare e quell’orribile sensazione di vuoto che hai dentro annientavano continuamente la speranza di riuscire ad uscire dalla tossicodipendenza.
Però c’è stato qualcosa di diverso dalle altre volte che avevo provato a smettere, c’erano persone che come me avevano questo problema e non ero più solo nell’affrontarlo.
Sono andato avanti a denti stretti e mano a mano cominciavo a rivedere un po’ di luce dove tutto era buio.
Oggi devo riconoscere che veramente l’aiuto più grosso è stato risentire l’affetto e il calore che le persone possono trasmetterti, i compagni del percorso e quello degli operatori, in maniera particolare Francesco e Tatiana, ai quali devo molto di quello che sono riuscito a fare, hanno creduto in me e in quello che ero e sono, praticamente mi hanno aiutato a darmi quella speranza alla quale nemmeno io credevo.
Dopo questa battaglia è arrivato il passaggio in CT.
Ricordo bene ancora l’emozione che ho provato nel metterci piede, devo dire che me la sono proprio sudata e quindi per me è stato un po’ un premio per tutto quello che avevo sofferto prima.
I 12 mesi di comunità sono stati intensi e pieni di emozioni; ho un bel ricordo di tutto quello che si è fatto, partendo dai gruppi statici, dinamici e auto aiuto, passando alle esperienze che ti vengono date per i tuoi atteggiamenti e comportamenti, però la cosa che sempre porterò dentro sono i momenti sia di gioia che di dolore che ho passato, gli amici che sono stati con me durante questo percorso.
Per quanto si viene privati di tante cose, quello che si riesce a fare e creare con i rapporti, ti dà la forza di superare le difficoltà: in questo caso mi viene da ricordare il lutto di mio padre.
È stato un momento difficilissimo, quello che stavo facendo in parte era pure per lui, per gli sforzi che aveva sempre fatto per me.
La sua scomparsa mi ha demoralizzato e rattristito tantissimo, ma il calore e l’affetto che le persone amiche e gli operatori mi hanno dato, mi ha aiutato a superare questo periodo e suscitare in me una motivazione in più per portare avanti quello che stavo facendo.
Durante questo anno mi sono conosciuto per tutte le mie fragilità e debolezze; gli strumenti come il confronto mi hanno permesso di prendere coscienza della vera persona che oggi sono, ma in maniera particolare di capire che non sono il solo ad avere momenti difficili, che comunque la vita è fatta anche di problemi, ma affrontarli non da soli, ti aiuta a superarli con meno fatica.
In CT ho approfondito molto questa parte, perché penso che sia la difficoltà più grande per me: ho avuto esperienze sia verbale “AIUTATEMI A NON SENTIRMI SOLO” sia lo Show Down, mi avevano aperto molto a qualsiasi tipo di confronto e sono stato molto soddisfatto dei risultati che avevo ottenuto; ma devo ammettere che nel riconfrontarmi con la realtà di oggi mi è venuto quasi automatico nascondermi di nuovo questa difficoltà.
Non voglio dire che quello che ho fatto non è servito, però devo sforzarmi molto in alcune situazioni per mostrarmi quello che sono e non giudicarmi.
In ogni modo questa è stata un’esperienza che mi porterò sempre dentro, non dimenticherò mai le forti emozioni che sono riuscito a provare in tanti momenti, come non finirò di ringraziare chi era lì con me, sia ragazzi che operatori, per essermi stati vicini, per avermi incoraggiato nei momenti più duri e per avermi fatto riprovare la gioia di poter ridere, cosa che da tempo mancava nella mia vita.
Dopo questo anno di comunità, tanto atteso è arrivato il passaggio al reinserimento.
Ero molto impaurito ma entusiasta di riaffrontare la vera realtà, avevo voglia di sperimentarmi con tutto quello che avevo appreso in comunità.
Non è stato facile ripartire completamente da zero, da tutti i punti di vista però mano a mano ho iniziato a ricompormi una vita.
Dopo il pesantissimo periodo di capogruppo, sono riuscito subito a trovarmi un posto di lavoro.
Riniziare a lavorare ha avuto un effetto positivo; a parte che il lavoro che faccio mi piace e mi stimola tantissimo, ho sentito che stavo costruendo qualcosa, comunque anche le giornate erano piene e di conseguenza anche la soddisfazione personale aumentava.
I rapporti con i ragazzi andavano bene, mi confrontavo e comunque ero sempre in compagnia, diciamo che nonostante le difficoltà sono sempre andato avanti, sì con i denti stretti, ma a testa alta.
Però c’era qualcosa che da tempo mancava nella mia vita, era troppo forte il bisogno di avere una ragazza. Dopo circa 4 mesi che ero al rientro, ho conosciuto una ragazza, una gioia così forte mi sembrava di non averla mai provata e onestamente sono andato subito fuori di testa.
Le sensazioni che solo lei riusciva e riesce a farmi provare sono uniche e da subito per me è stato difficile farne a meno, nonostante ci fossero delle particolarità da mettere in chiaro.
Penso che da quel momento le mie attenzioni si sono fiondate quasi esclusivamente sulla mia ragazza, mi sono innamorato, ho riaperto per me un mondo; sentirmi accettato e amato in quella maniera mi mancava da tanto tempo ed è per questo che da subito ho fatto fatica a mantenere una certa distanza, anzi mano a mano che passava il tempo mi sono concentrato solo su di lei.
Dopo questo periodo in struttura sono passato in fase C, mi sono ritrovato a contatto con quella solitudine che non mi è mai piaciuta, ho scelto troppo affrettatamente il compagno di casa, sono andato dietro il comodo e anche questa volta si è rivelata una delusione.
È stato come avessi preso un appartamento da solo e sin dall’inizio è stato difficile per me, non riuscivo a starci bene.
La mia ragazza mi mancava sempre di più durante la settimana, gli amici c’erano, ma anche quell’incontro che si poteva fare durante la settimana non riusciva a darmi più di tanto e a stare a casa da solo mi deprimevo troppo.
È difficile per me descrivere come stavo, ma ogni volta che sapevo di rientrare a casa il mio umore cambiava.
Sono andato così avanti per 5 mesi, dopo di che una sera, tornato dal lavoro, ho chiamato mia madre e le ho parlato di quello che mi stavo vivendo stando in casa da solo: ho sentito comprensione da lei e così ho deciso di tornare a casa mia.
Devo dire che sento di aver fatto la scelta giusta, faccio avanti e indietro per andare a lavorare, ma ad essere sincero se ripenso a come stavo prima non mi pesa proprio e sono molto convinto di portare avanti questa decisione.
Comunque adesso non dico che con la solitudine non ci facciamo più i conti, però sto meglio con me stesso per starci a contatto e soprattutto le persone che adesso ho intorno come la mia famiglia o Sofia mi riempiono: non dico di avere tutto, però molto.
Durante il programma ho acquisito molte consapevolezze, riconosco di essere una persona molto fragile e sensibile; so che può essere una cosa bella, ma a volte mi piacerebbe essere più forte di fronte a certe situazioni. Non mi considero un debole perché fino ad oggi riconosco di aver superato dei momenti davvero duri e soprattutto di non essermi ributtato nella droga per superarli come in passato.
Penso che anche la mia forza di volontà abbia avuto i suoi meriti.
A casa le cose vanno veramente bene, è cambiato completamente tutto da quando ero partito.
Mia madre è un angelo, so che si è fatta in 4 anche per me e la stimo con tutto me stesso: mi trovo bene con lei non ho problemi a confidarmi, raccontandogli quello che mi succede e sento di aver riconquistato la sua fiducia e per me è importantissimo.
Con mio fratello finalmente sono riuscito ad instaurare un rapporto; mi sento molto più libero rispetto a prima nei suoi confronti che anche se per delle piccolezze o altro mi cerca ed è una soddisfazione che mi rende felice.
Mia sorella è la bontà in persona, ormai fa la mamma e ha già tanto da fare: nelle occasioni in cui ci si vede stiamo bene insieme e anche con lei non fa nessun problema parlare.
I miei nipoti sono stupendi, anche se devo ammettere di avere poca pazienza con i bambini, però gli voglio molto bene e sono sempre contento di poterli vedere.
Con mio cognato ogni tanto abbiamo avuto qualche incomprensione, però so che è una brava persona e so che anche durante questo percorso ha sempre cercato di aiutarmi.
Diciamo che a casa le cose vanno per il verso giusto, anche se mi sarebbe piaciuto molto fosse presente anche mio padre, so che fisicamente non c’è, ma sono convinto che lui è sempre tra di noi.
Molte volte quando mi capita di avere dei momenti difficili, so che lui mi è sempre vicino e mi spinge ad andare avanti, per lo meno mi piace pensare che sia così; spesso mi capita di aver bisogno di lui, come tutti i ragazzi della mia età hanno bisogno del proprio padre, però ormai non si può fare più nulla e per quanto sia dura sarò costretto a prenderla così, forse convincendomi che sia un modo per crescere ancora di più.
Tirando le somme, penso che le cose vadano abbastanza bene, so di essermi lasciato qualche cosa indietro, soprattutto mi riferisco agli amici che mi sono fatto durante il programma..
È una cosa che mi manca e voglio cercare, per quello che la mia situazione attuale permette di riavvicinarmi almeno ai ragazzi ai quali sono più legato.
Arrivati a questo punto so che non avrò più la regola di non poter bere bevande alcoliche: da un punto di vista un po’ mi preoccupa, so che comunque l’alcool può avere effetti come le droghe e mi riferisco al fatto che può sballare. Fino adesso ho avuto il freno dovuto al fatto che stando in programma non potevo bere, ma d’ora in avanti so che dovrò essere io da solo a limitarmi.
Ho voglia di sperimentarmi anche in questo, anche per vedere se quello che ho imparato finora riesco a portarlo avanti.
Dall’altro punto di vista è che a me bere non è mai piaciuto, per lo meno prima evitavo sempre, adesso non nascondo che ho voglia di riprovare, giusto per il gusto c’è, ma penso che sia abbastanza normale.
In questa relazione penso di aver scritto quello che ho fatto negli ultimi anni da quando faccio parte del programma e ora mi sento di poter fare i miei più calorosi e profondi ringraziamenti a tutti gli operatori e a tutta l’Associazione OIKOS.
Non dimenticherò mai quello che mi avete trasmesso e in maniera particolare quella speranza che adesso vedo molto più forte e vicina, come non dimenticherò mai la volontà ed il cuore che mettete in campo per lottare insieme a noi. Siete persone uniche. Grazie ancora.