Ananìa: un nome per la Comunità adolescenti di Oikos
Anania, Azaria e Misaele vivono una vicenda particolarissima raccontata nella Bibbia nel libro del Profeta Daniele. Noi abbiamo scelto per la nuova comunità il nome di uno dei tre.
Daniele interpreta il sogno di Nabucodonosor. Nabucodonosor fece un sogno che lo agitò terribilmente; chiese consiglio ai suoi dotti caldei, che però non seppero dargli spiegazioni. Furioso, ordinò che tutti gli studiosi del regno fossero messi a morte. Daniele, ricercato come tutti gli altri, convinse il capo delle guardie a condurlo dal re, e promise al re che, se gli avesse dato tempo, gli avrebbe spiegato il suo sogno. Nabucodonosor acconsentì, e Daniele, tornato a casa, spiegò la cosa ad Azaria, Anania e Misaele.
I quattro giovani pregarono Dio di rivelare loro il significato del sogno per sfuggire alla morte, e Dio lo svelò a Daniele con una visione notturna. Ritornato dal re, gli svelò il significato del suo sogno. Grato, il re fece Daniele governatore della provincia di Babilonia e, su sua richiesta, fece Azaria, Anania e Misaele amministratori di tale provincia. Inoltre fece erigere una statua e ordinò che tutti i cittadini del suo regno dovevano prostrarsi e adorarla, pena essere gettati in una fornace ardente; alcuni cittadini andarono dunque dal re a informarlo che Azaria, Anania e Misaele non adoravano la statua.
Fattili chiamare, Nabucodonosor chiese loro conto di quanto sentito, ed essi lo confermarono. Il re li fece immediatamente legare e gettare nella fornace dai suoi uomini che rimasero uccisi dalle fiamme, mentre i tre giovani camminavano nel fuoco senza esserne colpiti, lodando e benedicendo il Signore. Nabucodonosor, sgomento al vedere i tre giovani immuni al fuoco e soprattutto accompagnati da un quarto “simile nell’aspetto a un figlio di dei”, li fece uscire e benedisse a sua volta il loro Dio, decretando che chiunque avesse offeso il loro Dio sarebbe stato fatto a pezzi e la sua casa rasa al suolo.
Oltre la storia, che accomuna tutti e tre i ragazzi, è necessario sapere che Anania significa Dio è Misericordioso. In questo Anno della Misericordia indetto da Papa Francesco ci risulta essere il nome più azzeccato. Allora il significato simbolico della storia ci aiuta ad impostare questo servizio, non più con un nome greco ma ebraico e con uno spessore di fede che caratterizza un po’ di più lo scrivente. Il nome in lingua ebraica mi piace sceglierlo per significare un nuovo inizio, più indietro e più profondo dell’esperienza religiosa dell’umanità. Per quanto riguarda il parallelismo tra il racconto di fede dello scrivente e la scelta umana con tale servizio si intende significare un modo un po’ diverso di intendere una comunità per adolescenti.
Il futuro delle nostra società non è dovuto dai nostri conti in banca o dalle risorse finanziarie che in un clima di crisi una nazione, un paese, un associazione sono in grado di mettere in campo per il loro futuro. Il fattore umano, le persone, soprattutto la loro capacità di sognare potrà sviluppare un futuro degno delle generazioni future. Questa capacità di sognare che affascina anche noi adulti e al contempo ci riporta indietro quando anche noi sognavamo ma che abbandoniamo troppo subito per questioni di “praticità”. E’ nel sogno dei nostri giovani ospiti che possiamo leggere un domani più bello e migliore anche se a volte la vita con essi è stata così dura cha li rende scansonati, sfiduciati e spesso in sfida con noi, le nostre idee, i nostri comportamenti.
Nonostante ciò spesso noi adulti immoliamo le idee e i sogni di questi ragazzi a idoli e comportamenti esageratamente pianificati e piatti da togliere loro il gusto di vivere. Anzi spesso diventiamo i carnefici delle loro idee, dei loro sogni e li sacrifichiamo sulla fornace del consumo, dell’incomunicabilità, dell’indifferenza e dell’abbandono. Spesso se non si adeguano corrono il rischio di accantentarsi di una vita ai margini.
Con un po’ di presunzione, nell’accoglierli vorremmo essere quell’angelo che li protegge nella fornace e soffia su di loro vento e rugiada per non farli bruciare. Questo anche quando molto è già stato bruciato. Nel nostro “progetto uomo” nulla si brucia mai definitivamente, nulla si perde mai del tutto. Se ci appellassimo ad un altro libro della Bibbia quello delle Lamentazioni, troveremo scritto, che anche dopo una lunga vita di fatiche e di stenti: “Le misericordie di Dio non sono finite”.
Io credo che con il nostro lavoro e la nostra dedizione tutti i nostri ragazzi possano dire: le misericordie di Dio non sono finite.
Don Giuliano