Sono affascinato dall’uomo che oggi sono
Per molto tempo avevo immaginato questo momento e sembrerà banale, ma di fronte a un traguardo così sono tante le cose che scivolano nella mia testa. Sono state molte le occasioni in questo ultimo anno di reinserimento sociale che mi hanno portato al ricordo di quando sono entrato in programma, e cosa mi rimane ora che il più grosso sta per andarsene e dall’altro lato deve ancora venire.
È nella sincerità che cerco in tutti i modi di vivere ora ed anche in questo scritto voglio che sia una parte fondamentale, quindi mi limito a dire che la vita che ho condotto fino a circa 2 anni fa, tra alti e bassi, era una merda, rinchiusa in meccanismi consueti e sogni inchiavati.
La vita da pankettaro scorreva veloce, con esperienze nuove, da un lato affascinanti, ma al tempo stesso dolorose e buchi di noia clamorosi. Fino ad una notte dove forse l’apice psico-fisico, i problemi di “sangue”, o il caso (mi piace in particolare questa versione), hanno fatto sì divenissero un malore improvviso.
Le considerazioni su questi eventi sono venute tutte dopo, infatti a caldo non mi è servito a un cazzo: è bastato poco a ripartire con la stessa vita.
Ma forse il repentino calo di sostanze, forse la situazione eclatante che anche io, oltre ai miei, non avevo risentito per niente bene, hanno fatto sì che iniziassi a ponderare la scelta di andare in comunità.
Sicuramente sono arrivato in accoglienza senza la minima idea di ciò che mi aspettasse, ma la curiosità in questo frangente mi ha aiutato. Ho trascorso due mesi in Ancona, dove credo, che se pur superficiali, ho fatto grandi passi in avanti: con fatica ho tagliato prima la cresta e poi ho tolto i catenacci che facevano parte del mio style.
Nel complesso mi sentivo già meglio, lontano da quello che era il mio mondo, costituito dalla mia famiglia, la mia ex, le vecchie compagnie del posto in cui vivevo.
Il passaggio in comunità è avvenuto repentino; lo scherzo è stata la mia migliore “arma” per socializzare ed infatti, con l’aiuto degli altri, mi sono reso conto che non parlavo affatto di me, escludevo a priori la mia storia.
I primi mesi di CT sono stati molto “intensi”: qui potrei dilungarmi nella descrizione di tutte le cazzate che ho combinato, ma nel complesso non credo rendano veramente l’idea della mia crescita: quindi dico soltanto che come una piccola tappa ho attraversato tutte le sorti di aiuto, tramite le esperienze formative che gli altri mi potevano dare, fino alla soluzione.
A casa, di colpo la realtà, inaspettata, improvvisa, maledettamente fredda, grigia, così la percepivo e forse dopo aver abbassato la mia presunzione la vera scelta. Tornare in CT non è stato facile; riaffrontare gli altri e rendermi piano piano conto che avevo sbagliato…(??), che avevo bisogno.
Ho rielaborato grazie agli altri questo percorso, che fino ad ora avevo fatto, imparando l’importanza di chiedere, la misura del mio malessere, il bisogno di affetto.
Nel profondo c’è stato poi il feedback di tutta la mia vita: il rapporto con mia madre e mio padre, ciò che avevo vissuto, come avevo subito e le mie reazioni che poi diventavano uno stile di vita.
La sessualità con la mia ex ragazza, con me stesso in relazione con gli altri e con il mondo esterno.
Rivivere il negativo, rimettere mano su flash, abitudini e nel dolore della malattia con la paura di morire.
Questi sono solo dei nuclei generali che descrivo, ma posso dire che ho rimesso in discussione proprio tutto di me, scegliendo poi cosa fosse la cosa più giusta rispetto a me stesso.
È stato un anno molto intenso, fatto di forti dolori, ma anche di profonde gioie, in continuo movimento, ogni giorno partendo da zero, fino in fondo come fosse l’ultimo.
Mettere in pratica quello che fino ad ora avevo imparato e capito non è stato affatto facile; riaffrontare il fuori, le donne, il lavoro, le responsabilità, dalla macchina alla gestione dei soldi, le paranoie e il giudizio altrui e il mio, cercando di riscoprirmi al livello di immagine.
Sono stati tanti piccoli passi, sicuramente con qualcuno indietro, tante prese di coscienza su chi sono.
Difficile è stato rispettare le regole che mi sono trovato davanti dalla CT ad oggi, ma posso dire che ce l’ho quasi fatta..
Al rientro, quanto ad emozioni sicuramente non è da meno della fase precedente: vedere i rapporti che cambiavano, vita quotidiana realmente senza filtro, con paure che salgono e scendono. Forse è stata la delusione di quest’ultima rispetto ai compagni, amici, che credevo di avere, ma le ricadute che ci sono state non cancellano quelli che sono stati i momenti belli che ho vissuto.
Un lettore attento dovrebbe aver notato che non ho fatto il nome di nessuno, perché con ognuno ho vissuto qualcosa di speciale, particolare e personale che nemmeno il nome dà lontanamente. Persone che mi hanno accompagnato in tutta questa strada e che poi hanno preso strade diverse come d’altronde accade nella vita di tutti.
Tra tutti i rapporti che ho avuto ed ho tuttora, senza discriminare gli altri ce n’è uno che ha una forza impressionante, ed è quello con un ragazzo conosciuto in CT.
Per me è il fratello maggiore che non ho mai avuto, trovo conforto, comprensione, aiuto, affetto durante tutte le fasi del rientro, nella convivenza ed ora in quella che io definisco coesistenza dell’essere.
Un punto che credo sia importante attraversare è stato il riavvicinamento alla mia ex compagna.
Molti sono stati i sentimenti che ho rivissuto, i fantasmi che ho risvegliato, ma dopo le voglie, i vecchi meccanismi, in un forte desiderio che in alcuni momenti viene fuori, ho deciso di cambiare e ripartire.
Mi sono buttato poi in un’avventura con una donna molto più grande di me. La fatica del distacco è stata tanta, ma sono riuscito a crescere anche nella gestione dei miei impulsi. Ora mi sono preso un periodo di pausa, forse per paura di prendere un abbaglio e perché comunque non c’è nessuna ragazza che a pelle sento più delle altre.
La solitudine sotto questo punto di vista mi ha portato a riscoprirmi dolce, molto romantico e posso dirmi ora pronto ad accogliere la donna della mia vita.
Per quanto ancora fatico ad accettarlo, circa un mese fa, dopo tutti i disastri successi in fase C, anche io sono ricaduto, ho bevuto credo con consapevolezza, ponendomi comunque limiti, senza lasciarmi andare di fronte ad un’infrazione della regola.
Il positivo di questa situazione è che non mi sono nascosto nella disonestà, affrontando seppur con malessere quelle che sono state le mie responsabilità rispetto al programma, alle persone che tuttora mi seguono e verso la mia famiglia.
Oggi sto vivendo un periodo di confusione, calo energetico, credo comunque sia normale e affronto la cosa confrontandomi con chi mi è intorno. Tuttavia mi sento pronto a terminare il mio programma, consapevole che questa cosa è solo a livello formale.
Sono convinto per come mi sento adesso, che ciò che ho imparato e vissuto fino ad ora, mi accompagnerà infatti tutta la vita. Sono affascinato dall’uomo che oggi sento di essere, di profondi ideali, che ha prospettiva di crescere sempre, accettando le cose che si delineeranno in questa nuova vita.
Con affetto profondo verso tutti quelli che mi hanno aiutato.