Ora affronto il dolore senza andare a farmi
Mi sembra ieri di essere entrato in accoglienza, ma invece eccomi qua a scrivere la relazione di fine programma; pensavo fosse stato più semplice ed invece è molto faticoso, sono pieno di emozioni che nella vita di tutti i giorni non mi fermo più a sentire.
Comunque la mia tossicodipendenza non è stata semplice e forse questo è uno dei motivi che mi ha spinto a chiedere aiuto, ma la motivazione iniziale più forte è stata la mia famiglia, non riuscivo più a vedere mia madre, mio padre e mio fratello soffrire in quel modo e quindi mi sono detto, ci provo.
In accoglienza sono rimasto poco, per mia fortuna, altrimenti avrei sicuramente combinato qualcosa, ed in questo poco tempo a parte ad essermi affezionato ad alcuni ragazzi ed operatori, non avevo la minima idea di quello che mi avrebbe aspettato e se lo stavo facendo veramente per me.
L’arrivo in C.T. non è stato semplice per niente, ero chiuso, indifferente a tutto, non mi fidavo di quello che sentivo e di conseguenza neanche di nessun altro, facevo molta fatica ad esternare quello che provavo; sono cresciuto con l’immagine di quello che doveva far vedere che andasse sempre tutto bene, soprattutto non riuscivo ad esprimere la rabbia, l’ho sempre soffocata per paura delle conseguenze.
E con un carattere come il mio, timido riservato, un po’ come a dire “fatevi i cavoli vostri che io mi faccio i miei” o almeno pensavo di essere così.
Per me l’IDM (l’incontro del mattino, ndr), gruppi e colloqui di qualsiasi genere erano delle montagne, penso che nella mia vita di non aver mai parlato così tanto, ma ogni volta che lo facevo mi sentivo meglio, più forte, più in grado.
Fino ai cinque mesi non sono riuscito o non c’è stato niente che mi abbia fatto capire per quale motivo o bisogno ero lì.
Poco dopo mi è stata data l’esperienza show-down; è stato terribile dover chiedere tutto, se potevo sedermi, se potevo prendere il piatto, se potevo mangiare, se potevo prendere l’acqua, è stata una grande umiliazione, mi sentivo piccolo, avevo paura non riuscivo a dormire, ma la cosa più brutta è stata sentirmi solo, al freddo senza nessuno che mi riscaldava.
L’ ho sentito un giorno in particolare, ero sotto la veranda e mi è passato vicino un ragazzo della CT e lì ho provato come qualcosa che per un attimo mi ha riempito di calore, sono scoppiato a piangere come un bambino e da lì ho iniziato a prendere consapevolezza che era un mio bisogno fare questo percorso, perché quelle erano emozioni bellissime di cui non potevo fare a meno per andare avanti.
Mi sono reso conto di come ero vissuto, sempre soffocando i miei sentimenti, cercando sempre un modo per scappare da quello che sentivo, avevo sempre fatto finta di non aver bisogno degli altri mentre invece sono proprio le persone che mi stanno vicino che mi danno la forza per andare avanti, senza di loro, da solo, non riuscirei ad affrontare niente.
In C.T. ho scoperto l’amicizia, ho sentito per la prima volta l’affetto dì un amico in particolare, ma anche di altri, pensavo di avere molti amici fuori ed invece erano solo conoscenze, amicizie di comodo.
In C.T. ho conosciuto anche una ragazza con la quale mi trovavo molto bene, sempre tranquillo, non mi sentivo giudicato, stavo bene con lei in qualsiasi situazione, in silenzio, a parlare di qualsiasi cosa, a ridere, scherzare e da lì mi sono reso conto che era qualcosa di più di un’amicizia.
Ci siamo lasciati, quando io sono andato al rientro che anche per lei era la stessa cosa, e per me il distacco è stato molto doloroso, come lo è stato il distacco dalla C.T.
Sono arrivato al rientro, molto spaventato, mi sentivo a disagio, in difficoltà da per tutto, ma per fortuna ho ritrovato Zelinda che mi ha aiutato molto e dalla quale mi sono fatto aiutare.
Il distacco dalla ragazza in CT e il lavoro mi buttavano giù insieme a mille altre difficoltà, pensavo molto al negativo, alla roba, a cosa fare, poi quando ho ricevuto il rifiuto dalla ragazza conosciuta in CT è stato terribile, era come se mi era cascato il mondo addosso, non riuscivo più a mettermi davanti niente, mi sentivo sbagliato non all’altezza, una merda.
Ho girato una domenica intera con la macchina, mille pensieri mi giravano in testa, tra cui quello di lasciar perdere tutto, stavo male.
Alla fine mi sono ritrovato come una volta, a girare con la macchina aspettando di prenderela roba, mi sono fermato e mi sono messo a piangere, sono riuscito a chiamare un amico: sono stato da lui ho parlato un po’ e dopo mi sono sentito fiero di me, avevo cambiato la reazione che avevo sempre avuto di fronte a tanto dolore.
Non ero andato a farmi, ma lo ho affrontato, non ho fatto finta di niente, perché se non volevo sentire quello, non sarei riuscito a sentire tutto il resto, e senza l’affetto, senza le emozioni non vivo.
Ho deciso di andare a vivere da solo, o quasi, sono andato a vivere lontano da casa mia, dove mi ero sempre sentito piccolo, o almeno credevo, perché dal ragazzo con cui condividevo l’appartamento prendevo le sicurezze che a me mancavano, la forza; era come io volevo essere, sempre sicuro di se in qualsiasi situazione sempre in grado, ma allo stesso tempo prendevo anche tutto il suo malessere, un po’ come era a casa. Era il mio rifugio ed il distacco da lui è stato molto faticoso, ma allo stesso tempo importante.
Mi ha fatto capire che sono forte anche io quando ce la metto tutta, non avevo più l’appoggio di una parte importante per me che credevo non avere, ma sono riuscito lo stesso ad andare avanti.
Ho preso casa da solo, ero disorientato, si era rotto un equilibrio, che per quanto non fosse positivo avevo raggiunto; è stata dura iniziare tutto da capo e questa volta da solo, in questo periodo come sempre il rientro è stato molto importante, mi sono molto affidato a loro, Carmelo, Zelinda e Simone, per me persone speciali e così resteranno sempre.
Adesso ho una ragazza meravigliosa della quale sono molto innamorato e per quanto a volte è difficile stare insieme, è un rapporto bellissimo. Mi fido, a lei sono riuscito a dire cose mie intime, personali che non sono mai riuscito a dire a nessuno, mi sento libero con lei, forse la cosa più bella è che in qualsiasi modo dovesse finire non mi pentirò mai di avergliele dette.
Sento anche che siamo cresciuti molto insieme, il nostro rapporto è cresciuto, adesso che è passata in fase C ho paura per lei e per noi, ho paura che si chiuda tanto e che non voglia vicino neanche me.
Ho amici veri su cui contare e con i quali passare delle belle giornate, scherzando, facendo due parole, ho una famiglia per me ritrovata, perché anche se le dinamiche sono le stesse, riesco molto di più a parlare con loro in confronto a prima, un fratello sul quale posso contare e a cui voglio un mondo di bene, un nipote che per me è come un figlio anche se non lo vedo spesso, quando penso a lui mi viene da sorridere, è bello.
Penso di aver raggiunto molto, quasi autonomia, perché comunque il mio stipendio non è molto alto e con l’affitto che pago non riesco ad arrivare alla fine del mese, comunque i miei ci sono sempre stati e per questo li ringrazio.
Ora sono spaventato, non avrò più l’OIKOS al quale devo tutto, dove ho conosciuto persone veramente meravigliose, Zelinda che resterà sempre nel mio cuore, persone determinate come Lorenzo.
Sarà molto difficile scordarsi di tutto questo, per mia fortuna. Sono spaventato anche per la questione alcool, bevevo molto, spero di riuscire a fermarmi: adesso ho le consapevolezze, che considero uno dei miei punti di forza, insieme all’onestà con me stesso, se così si può dire, non riesco più a prendermi in giro, a sentirmi sporco: per me andare a dormire con la coscienza pulita è fondamentale.
La mia chiusura nei momenti di difficoltà la considero uno dei miei punti di fragilità, quando mi chiudo non voglio sentire più niente e nessuno, mi metto in superiorità dovrò starci attento.
L’OIKOS mi ha insegnato a vivere che anche se faticoso è bellissimo ed è una cosa che non voglio smettere di fare.