Avevo allontanato da me gli affetti
Lasciatemi fare una premessa che sento forte e chiara: questo mio racconto parla d’amore, per me, per gli altri, per la curiosità che ogni giorno provo per vivere, amore per la vita.
Non a caso la data di ingresso in comunità (non era dell’OIKOS; ndr) è stata il 14 febbraio, giorno di San Valentino. A quel tempo neanche sapevo lontanamente che io potessi provare amore. Era un giorno peggiore di tanti altri. Quello che mi ha fatto andare avanti in quel periodo forse era la necessità di cambiare. Non lo so, di sicuro mi sentivo che avevo toccato il fondo e che non sapevo più che cosa era bene per me. Nuotavo nel male e mi sentivo sempre sporco, ambiguo, disgustoso. Avevo perso da troppo tempo la stima per me e dei miei cari. Quello che mi faceva più male era sentire di avere dei valori che non riuscivo a esprimere o praticare. Nel male cercavo il bene senza saperlo.
Nel frattempo c’è stato un primo contatto con l’amore.
Improvvisamente, dopo qualche mese dal mio ingresso in CT, mio padre è stato ricoverato d’urgenza. In un primo momento neanche mi rendevo conto, ma poi ho provato tutta la mia inadeguatezza ad affrontare questa prova.
Era la persona che più sentivo lontana e invece iniziavo a scoprire che era la persona che mi voleva più bene di tutti. Di sicuro non ero preparato a questo e la reazione è stata di rifarmi.
Quel giorno Gesù mi ha dato la forza per ammettere di aver sbagliato e iniziare così a parlare del mio disagio e ciò mi ha permesso di andare avanti. Dopo tredici mesi c’è stato il passaggio all’OIKOS, alla comunità di reinserimento, di comune accordo con i responsabili delle varie strutture. Le paure, le insicurezze erano tante ma inconsciamente sentivo che avevo necessità di provare a dare dei nomi ai miei sentimenti e scoprire che io non ero solo male. In questa comunità, c’è stata guarda caso, la seconda ricaduta e la conseguente fuga dalle mie paure di crescere e responsabilizzarmi.
Iniziavo ad impegnarmi con me stesso a parole e nei pochi fatti, ma sufficienti a farmi capire che era la strada da percorrere. Sono stato compreso in questo mio sforzo ed ho chiesto ed ottenuto di rientrare per essere aiutato.
Questo anno e più di permanenza è stato un periodo molto importante per me che mi ha consentito di mettermi alla prova su diversi punti come: parlare della mia famiglia in maniera più approfondita, parlare dell’affettività, dell’amicizia e testarmi sul lavoro dopo diversi anni di degrado.
È stato un bel periodo perché nonostante i malesseri di quelle prove ho iniziato a sentire la fiducia delle persone. Sono noioso e me ne vergogno, ma di nuovo la reazione è stata di scappare a “farmi”.
Stavo imparando che sono io a decidere la mia vita, mentre prima decidevo sempre di prendere tutto e subito, soprattutto l’illusione del piacere con l’eroina. Posso dire di aver “esplorato” diversi “fondi”, ma quello che mi riconosco è la reazione che ho innescato affinché oggi io sono così come mi conoscete. Sull’orlo del precipizio ho sentito la mancanza degli affetti che conoscevo. Ho preso lo zaino e mi sono presentato in accoglienza. Non a caso mi è venuto incontro la persona con cui oggi sono più affezionato.
Ero uno straccio, non potevo credere che per me c’era una speranza.
La vergogna, il malessere fisico, l’arroganza erano il mio pane quotidiano. Stavo imparando invece la pazienza, l’accettazione della sofferenza. E’ stata una delle prove che anche oggi faccio ancora fatica a superare: la pazienza di assaporare i frutti di una scelta mentre prima prendevo solo i frutti senza scegliere.
Frutti senza sapore o tutti di ugual sapore. Oggi tutti i sapori, i colori diversi messi insieme mi danno il sapore del vento. In questo periodo c’è stata anche la notizia della malattia di mia madre. In un primo momento mi ha rifatto piombare nella mia solita fuga solo che stavolta era solo di chiusura, di silenzio, di malessere. Non volevo più tornare a casa anche se era la cosa che mi faceva più male.
Prendevo tempo. Con l’aiuto della comunità ho ricominciato a riaprirmi e ad ammettere di avere un orgoglio presuntuoso al di sopra della mia sopportazione. “So io quello che è giusto per me! Mi dicevo”. Ascoltando i consigli e le esperienze altrui ho fatto tesoro ed ho capito che la solitudine mi fa star male. Mi serve sentirmi parte di una famiglia. Poi, da Serra dei Conti (luogo della comunità terapeutica dell’OIKOS, ndr) sono passato a Mazzangrugno (luogo della comunità di reinserimento dell’OIKOS, ndr) con un bagaglio di insicurezze, inadeguatezze e malessere. Al rientro c’è stata la fase della messa alla prova della mia pazienza, della mia fragilità e della mia coerenza.
Mi ricordo di un diverbio con il responsabile della struttura sul rispetto che dimostravo per un operatore. Non riuscivo ad abbassare l’arroganza: ero, e ancora a volte sono, egocentrico in maniera oceanica. Il contatto con diverse realtà di malesseri al rientro mi facevano sempre stare presente sulla mia situazione famigliare. Portavo un peso enorme verso i miei familiari. Non ero pronto a vedere le sofferenze altrui e quindi mi nascondevo in un’immagine di “duro”: “so io come aiutarti, so io qual’é la cosa giusta per te”.
Togliermi questa maschera mi ha permesso di far conoscere la mia universale fragilità ad affrontare la quotidianità. Per questo il Signore Gesù mi ha messo a disposizione la persona e il sentimento più bello che possa esistere: l’Amore della mia compagna. E il rapporto con lei è tutt’ora un banco di prova importantissimo.
Tutte le volte che scappo dalle mie fragilità nasce dentro di me una domanda: vuoi crescere o no? Ogni volta che scelgo di crescere scoppia l’amore per la vita. Quando l’ho conosciuta subito ho sentito il bisogno della mia mascherina con lei e della mia arroganza con il rientro. Scappavo di nuovo. Avevo paura di una relazione e nello stesso tempo non potevo accettare i consigli dell’operatore. E così è iniziato tutto un processo di limiti. Ho appreso che il mio benessere viene dalla coerenza di scegliere, praticare, frequentare persone con valori in cui adesso credo.
Ho iniziato a fidarmi degli amici, della famiglia, di me stesso e un mezzo per raggiungerlo è stata la preghiera. Scoprire la mia anima e sentire che lo spirito mi fa superare situazioni difficili oppure mi fa gioire per quello che sono, mi ha fatto capire che la mia esperienza non è stata inutile.
Nonostante tutto il dolore, i rimorsi, i rimpianti adesso amo ed è questo l’importante. Il mio amore è dato dal cuore e non dal corpo. Faccio parte di molte realtà ma di un’unica fede che insegna l’amore e il rispetto verso tutto il creato.
La mia famiglia si è allargata e un mio desiderio è quello di continuare su questa strada. La mia famiglia di origine è un motivo sempre più forte di speranza che solo loro sanno darmi.
La mia famiglia di adozione, l’OIKOS, mi dà ogni giorno motivo di soddisfazione sempre più sentito. La mia nuova famiglia e forse quella che sento più vicina adesso per quelli che sono i miei obiettivi è la famiglia della mia compagna. Con il padre e la madre provo dei sentimenti ancora tutti da approfondire.
Sicuramente mi impegnano molto nel cercare di lasciarmi andare per essere conosciuto per quello che sono adesso. E strana la vita e affascinante perché a volte quello che faccio con loro è quello che non facevo prima. I rimpianti di avere allontanato da me gli affetti adesso è come se mi fosse stata data un’altra possibilità.
Stimo moltissimo i parenti della mia compagna e se devo essere sincero a volte quando è un po’ che non li vedo sento la loro mancanza. Non solo perché sono i famigliari della mia compagna, ma anche perché sono persone buone. La mia casa adesso è a Jesi solo l’inizio di tutto un mondo da creare. Mi sento un po’ dipendente dalla persona che amo ma è anche grazie a lei che adesso posso far uso di un’arma sconvolgente per sconfiggere le mie chiusure, le mie paure, la mia arroganza, i miei malesseri. Con lei ho cominciato a sentirmi sicuro in quello che faccio e consapevole che l’alcol o qualsiasi altra sostanza sono per me vietati. Questa consapevolezza mi viene dall’esperienza e averne parlato e accettato mi fa credere che non c’è niente di male a voler percorrere altre strade più difficili ma più soddisfacenti.
Ho scoperto che per sentire tutte queste nuove emozioni devo essere sempre ben presente e lucido e se spesso questo mi pesa però ne vale la pena. Tra perdoni e amori ho iniziato, non mi sembra vero, a fare il corso prematrimoniale a San Giuseppe con un parroco a cui devo molto. Grazie anche alle sue provocazioni e perdoni che oggi sto percorrendo una strada di Fede. Il motivo per cui oggi sto qui a raccontare tutto questo è la mia storia d’amore nata nella disperazione, dalla perdita della direzione verso cui andare. Gli obiettivi che mi pongo sono quelli di coerenza e vita sana.
Queste sono le mie fragilità che dovranno essere i miei punti di forza.