Non sogno più di essere quello che non sono
Sono entrato in programma, inizialmente per uscire dal carcere, senza nessuna voglia di smettere con la vita che facevo.
Mi ricordo il primo giorno che sono arrivato in Accoglienza, appena ho visto l’ambiente e dentro di me mi sono detto che forse era meglio rimanere in carcere; mi sembrava tutto strano: i modi di fare delle persone, gli atteggiamenti contrastavano il mio modo di essere e di vivere nell’illegalità.
Avevo una presunzione altissima e l’umiltà non sapevo neanche cosa fosse; mi sentivo diverso dagli altri, pensavo di non essere come loro, non mi sentivo tossico e volevo solo far passare quei due anni che mi erano rimasti da scontare.
Non mi fidavo di nessuno, ed ero sicuro che io avrei potuto smettere quando volevo con le sostanze senza l’aiuto degli altri.
Riuscivo a mascherare bene le mie fragilità e i miei problemi, portando avanti nel migliore dei modi i miei impegni e le responsabilità che mi erano dati lì dentro, questo mi gratificava, mi faceva sentire migliore degli altri e non mi permetteva di farmi conoscere.
Inizialmente nei colloqui con gli operatori e nei gruppi, quando si parlava di sentimenti, io mi trovavo a disagio, il dolore, la paura, l’impotenza non sapevo neanche che cos’erano, stare male per situazioni che succedevano tra noi, non riuscivo a sentire niente emotivamente, conoscevo solo la rabbia, ero completamente chiuso; quando qualcuno mi diceva “Ti voglio bene”, questa cosa mi spaventava da morire e mi dicevo che non era vero, avevo paura di essere voluto bene, ma in fondo ne avevo un gran bisogno.
Pian piano quel posto mi affascinava sempre di più, sentivo l’interesse, la forza e la bontà che ci mettevano le persone per noi, questo mi aiutava a fidarmi anche io di loro.
Mi è rimasto impresso il primo abbraccio, stavo facendo un colloquio con Tatiana, forse era il primo dove sono riuscito ad aprirmi un po’, così lei mi chiese se poteva darmi un abbraccio, per me era una cosa nuova, ero rigido come un bastone, in quell’attimo sentii quanto era forte il mio bisogno di sentire qualcuno vicino quando stavo male, il contatto con una persona senza nessun fine, solo perché ti voleva bene, è stata un’emozione bellissima.
Cosi il mio programma stava cominciando, avevo un buon rapporto con tutti gli operatori, di loro mi fidavo e portavo loro rispetto.
Angela, Maria, Tatiana e Lucia le ammiro per quanta pazienza ci hanno messo con me, quando mi incastravo e vedevo le cose solo come volevo io, sono state persone molto importanti in quella fase del programma.
Per quanto qualcosa su di me avevo fatto, sicuramente non bastava, non mi ero creato alcun tipo di rapporto con i ragazzi del programma, ero sempre molto presuntuoso e poco umile, così ho cominciato subito a bere.
Non ho mai detto niente, credendo di sapermi gestire e sono andato avanti cosi per tutto il periodo del Rientro.
Gli altri ragazzi con cui avevo un buon rapporto erano in comunità, così mi sono trovato fuori da solo. Ho cominciato di nuovo ad uscire con gli amici di prima, mettendomi sempre alla prova, uscivo con persone che facevano uso e io non facevo niente,fino a che una volta non sono ricaduto anche con la cocaina.
Anche li non ho mai voluto dire mai niente, avevo un buon rapporto con ragazzo che stimo moltissimo e lo considero un amico, ma anche con lui non riuscivo a dire questa cosa.
In quella fase del Rientro, la persona più importante è stata Zelinda, mi ascoltava, mi capiva, mi ha sempre aiutato, ma non riuscivo ad essere chiaro e questo neanche con lei, per paura di perdere la fiducia che mi dava, non riuscivo a stare dentro le regole, neanche in quelle imposte dalla legge, ero sempre in sfida con tutti.
Così decisi da solo di non bere più fino alla fine del Rientro, per rispetto verso di lei e di quel posto che faceva di tutto per aiutarmi.
Il giorno prima di finire gli affidamenti ha avuto la ricaduta più grande, quella che mi ha fatto più male e che mi ha spaventato di più. Dopo tutto il programma, tutti i miei sacrifici, della mia famiglia e di tutte le persone che mi volevano bene e che credevano in me, mi ritrovai si nuovo ad essere quello che ero prima, io da solo con la cocaina, il mio fallimento e la delusione verso di me e verso gli altri.
Quello fu periodo veramente molto brutto, non volevo più rientrare in programma, volevo andarmene, ma non sapevo dove e avevo la consapevolezza che non ce l’avrei fatta.
Cosi grazie soprattutto all’aiuto degli operatori che mi sono stati vicini in un momento cosi difficile e anche alla mia famiglia, ho deciso di ritornare in Comunità con la consapevolezza che avevo ancora molto lavoro da fare.
In Comunità è stato il periodo dove sono stato più male, ma anche dove ho vissuto i momenti più belli. Al primo statico, dopo tanti anni, sono riuscito a piangere e ho sentito l’emozione più bella; ho buttato fuori tanto di quel dolore che quando è finito il gruppo, mi sembrava di essere allucinato, mi guardai allo specchio, avevo le pupille degli occhi dilatate, avevo dentro di me una sensazione di benessere ed euforia inspiegabili, ma ero bellissimo. Lì capii perché si diceva che quel posto era magico! Sentire di avere qualcuno vicino quando stavo male, altri e su ognuno di loro rivedermi miei atteggiamenti e le mie difficoltà: questo mi ha aiutato tantissimo.
Fare gli incontri con i miei genitori e le mie sorelle, sentire quanto mi volevano bene, piangere e soffrire con loro, nel periodo della Comunità, è stato molto importante e mi è stata di grande aiuto Angela, a cui voglio molto bene.
Il passaggio al Rientro è stato molto doloroso, avevo ancora i compromessi che non ero mai riuscito a dire e mi stavano logorando; non riuscivo più ad andare avanti, una parte di me mi diceva di non dire niente che era stata una parentesi del passato, ma la mia coscienza mi diceva .di dire tutto e portarmi dentro un peso così grande non mi avrebbe aiutato.
Avevo una gran paura di perdere la fiducia che mi ero conquistato e questo mi aveva sempre impedito di dirli, ma non mi sentivo apposto, mi sentivo sporco e disonesto, fare i conti con la mia coscienza mi logorava, così ho deciso di affrontare questa situazione.
Per me è stato un passo importantissimo, un momento di crescita: rimettermi faccia a faccia con i ragazzi della Comunità, chiedere scusa, affrontare tutti gli operatori, mi ha fatto molto male, ma allo stesso tempo ero soddisfatto di aver fatto un passo per me così grande e questo anche se doloroso, mi ha aiutato a riprendere fiducia in me e a non sentirmi un vigliacco e un disonesto nei confronti degli altri e di me stesso. Questo mi ha permesso di riacquistare tanta fiducia in me, dandomi la forza di ripartire.
Ho fatto dei passi importanti, prendendo la decisione di staccarmi dall’ambiente familiare, andando a stare da solo; ho dovuto fare e sto facendo i conti con la solitudine, con le responsabilità della vita e questo ancora mi spaventa molto, sento di avere ancora tante difficoltà nel costruire rapporti di amicizia e riuscire a portarli avanti; sono molto selettivo e severo con me stesso e gli altri, ma in questo momento la vedo come forma di tutela personale, nonostante a volte questo mi porti a stare da solo.
Nei rapporti che mi sono costruito ci credevo tanto, ma con alcuni sono rimasto molto deluso, e questo, quando riesco ad ascoltarmi fino in fondo, mi fa molto male, mi fa sentire le mie difficoltà e la mia solitudine, riportandomi a degli abbandoni del passato.
Al di fuori del programma non ho fatto molto per costruire nuove amicizie e questo mi spaventa e a volte mi fa arrabbiare.
Ho un buon rapporto con diversi ragazzi e ragazze ma in alcuni momenti non mi basta.
In questo momento ho molta paura di non riuscire a portare avanti la mia autonomia; sono convinto e credo fermamente che sia la cosa giusta e che mi sta aiutando ad andare avanti.
Purtroppo in questo periodo ho avuto la notizia che perderò il lavoro e questo mi spaventa, e mi fa molto male, perché ho paura di non riuscire a portare avanti la mia scelta. Soprattutto se penso che la causa, non per demerito, ma per gli errori del passato che per quanto cerchi di dimenticare, mi ritornano su e mi colpiscono sempre più duramente, proprio quando ero riuscito a trovare un lavoro che mi ha gratificato moltissimo, mi hanno sempre dato tanta fiducia, ci ho messo tanta umiltà e coerenza. In questi giorni andare a lavorare e sapere che non ho speranze mi fa malissimo, a volte vorrei mollare tutto, ma poi la colpa non è di nessuno se non la mia.
Sento che dò molto valore anche a tutto quello che ho fatto per me, per arrivare qua nonostante a volte sento un vuoto dentro di me che mi spaventa e mi sembra di non riuscire a riempirlo con niente.
La fatica di affrontare questi momenti è enorme, dove vado a sentire tutti i miei malesseri, mi sento fragile e mi succede spesso di piangere quando sto da solo, e nonostante in questi momenti stia male, da lì riesco a prendere tanta forza in me stesso e ciò mi fa sentire vivo.
Per quanto riguarda l’affettività, ho sempre molte difficoltà in alcune situazioni, qualche passo in più l’ho fatto, ma molte volte le situazioni me le subisco, mi faccio schiacciare dalla paura e mi annullo completamente.
Per quanto a volte riesca a farci qualcosa, ogni volta che mi si ripresenta una situazione, ho le stesse difficoltà e paure di prima, ma con la consapevolezza che so lo io posso cambiare le cose, quando non riesco; questo mi fa sentire un vigliacco e incapace e rischio di annullarmi o di andarci troppo in superiorità.
Nei rapporti con la famiglia qualcosa è cambiato, ma molto dipende da come sto; spesso mi succede di mettere su i vecchi meccanismi, non riesco a parlare con loro di come sto di quello che mi succede. Ho paura di far vedere loro quando sto male, specialmente in questo periodo che ho paura di tornare a casa, sto cercando di aggrapparmi a tutto pur di non tornare indietro e quindi di chiedere loro una mano, nonostante so benissimo che anche se non chiaramente mi aiutano moltissimo.
Sento da parte loro che c’è più fiducia, ma sicuramente avranno tante paure. Non riesco a chiedere loro conferme su di me, in fondo è un bisogno grande che ho, magari sentirmi dire solamente bravo o siamo fieri di te, ma so che se non sarò io a chiedere loro, non me lo diranno mai.
La mia spiritualità la sento nei momenti di sofferenza, quando riesco ad ascoltarmi fino in fondo, è difficile da spiegare, ma quando ci entro dentro mi dà anche tanta forza.
Sto facendo anche un percorso religioso proprio per riuscire a ritrovare qualcosa dentro di me che si è perso, e solo in alcuni momenti ritrovo.
Molte volte ascoltando la musica sento delle emozioni forti e difficili da spiegare, quelle parole è come se vanno a riempire quel vuoto che c’è in me, li sento proprio qualcosa che fa parte di me e che mi manca, qualcosa di profondo e di molto forte, è come che in quell’attimo riacquisti tutta la forza, la fiducia, la stima in me stesso, lo sento proprio nel cuore.
I valori e la coerenza, oggi fanno parte di me e sono i miei punti di forza, specialmente in alcuni momenti; quei valori che ho che sono il rispetto, la correttezza, il senso del dovere e tutto quello che la mia famiglia mi ha insegnato, mi aiutano tanto e mi danno forza.
Con l’alcool dovrò starci molto attento, anche se non era il mio problema; so perfettamente che anche quello è un modo in molti casi per non rimanere con i piedi per terra e non voler sentire quelle che sono le mie paure, le insicurezze e le fragilità.
Sono consapevole di quelli che sono i rischi, dovrò avere la forza di scegliere e di non raccontarmela.
I miei punti di fragilità sono legati molto alla mia affettività, ho tante paure, tante difficoltà, mi sento molto fragile, quando non riesco a perdonare, quando non riesco a mettermi in discussione, quando non riesco ad essere umile e sincero con me stesso e con gli altri.
Questi diventano anche i miei punti di forza quando riesco; altri miei punti di forza sono la coerenza, la fedeltà, il senso del dovere e l’ambizione.
In tutto questo periodo del programma con molta fatica sono riuscito a staccarmi dal mio passato, nonostante molte volte è come che mi richiami, mi ritrovo a mettere sugli stessi comportamenti e meccanismi di prima. Questo mi manda in confusione e mi fa molto male, mi chiedo chi sono io veramente e non so darmi una risposta, è come che sia diviso in due parti che combattono. La parte che vince è quella che sto alimentando di più nonostante a volte faccia molta fatica.
Il bello di oggi è che pian piano sto cominciando ad essere considerato e voluto bene per i miei lati positivi; quelli che a volte non mi piacciono, ma me ne prendo cura perché fanno parte di me.
Accettandomi per quello che sono piuttosto che sognare di essere quello che non sono.
Ho sofferto tanto per arrivare fino qui, a volte penso di non farcela, ma quando mi guardo indietro, mi dico che lì non voglio più tornarci.
Mi mancherà l’appoggio che in tutto questo periodo ho avuto dal programma ed ho paura, anche se so di poterci fare affidamento e contarci da qui in avanti.
Molte cose che prima chiamavo regole del programma, oggi fanno parte di me e le chiamo regole di vita.